Il nostro comprensorio di caccia è stato oggetto di uno studio condotto da alcuni ricercatori dell’Università della Svizzera Italiana (USI) e dello Studio Associato AlpVet.
Lo studio in questione ha esaminato ben 17 anni di gestione del cinghiale nel Nord del Piemonte e una mole di dati non indifferente e ha messo a confronto diverse tipologie di azione per contrastare il progressivo aumento di questa specie così invasiva, che negli ultimi anni sta creando una serie di problemi sotto tanti punti di vista.
Nel 2018 i tre ricercatori hanno pubblicato un interessantissimo articolo dal titolo “Community empowerment for managing wild boar: a longitudinal case study of northern Italy 2001–2018” che ha evidenziato come la gestione portata avanti dal nostro comprensorio di caccia sia sotto tutti i punti di vista la più corretta per minimizzare l’impatto di questa specie sul territorio e per rallentarne la colonizzazione.
Il CA VCO2 è da sempre impegnato in prima linea nel contrasto alla specie cinghiale seguendo una strategia che vede da un lato l’utilizzo della sola caccia di selezione e vieta la battuta e la braccata (tecniche che, anche secondo i pareri dell’ISPRA, aumentano la dispersione dell’animale sul territorio e non ne riducono in nessun modo la presenza neanche a fronte di piani di prelievo numericamente importanti) e dall’altro promuove il massimo utilizzo dei contenitivi con il coordinamento con il Corpo di Polizia Provinciale del VCO.
Questa strategia ha permesso negli anni di mantenere i danni all’agricoltura limitati e di limitare la presenza stessa della specie sul territorio del CA.
La pubblicazione ha avuto un eco nazionale ed internazionale finendo su diverse testate giornalistiche e riviste scientifiche quali la rivista Ecology and Society, Wilde e il Corriere della Sera: